Risposta dell’Assessore alla Cultura del Comune di Forlì Patrick Leech all’interrogazione del Consigliere Fabrizio Ragni in merito all’esclusione di “Villa Mussolini” dal progetto ATRIUM

24 Maggio 2013 Lascia un commento »

ATRIUM è il nome di un progetto europeo che ha come scopo “indagare e gestire il patrimonio architettonico, archivistico ed immateriale dei regimi del ‘900, per la costruzione di un itinerario culturale transazionale, con l’obiettivo di ottenere il riconoscimento di “Rotta Culturale europea”.

In data 14 maggio 2013 l’Assessore alla Cultura, Politiche Europee e Relazioni Internazionali del Comune di Forlì Patrick Leech risponde all’interrogazione del Consigliere Fabrizio Ragni circa la decisione dell’Amministrazione Comunale di “escludere ‘Villa Mussolini’ dal percorso del ‘900” al fine di “rivedere tale superficiale e antistorica posizione”.

 

La risposta dell’amministrazione comunale riguardo alla richiesta da parte di “Villa Mussolini” di essere inclusa nella valorizzazione del patrimonio storico novecentesco forlivese, una risposta nettamente negativa, è stata già fornita in un consiglio di fine anno 2011.

Non riteniamo che si sia trattato di un giudizio “superficiale” o “antistorico”, bensì meditato e ben ponderato. Villa Mussolini è stata oggetto di una visita condotta dal sottoscritto accompagnato da un docente universitario di chiara fama, titolare dell’insegnamento di Storia dell’Europa e del Mediterraneo presso l’Università di Bologna, ed abbiamo condiviso un giudizio negativo sia rispetto all’effettivo valore culturale del patrimonio ivi contenuto sia per l’orientamento prettamente agiografico dell’interpretazione espressa sul periodo fascista, in netto contrasto con gli orientamenti della nostra costituzione repubblicana. Non è pensabile che un luogo in cui si svolgono attività del tipo nostalgico sul piano politico venga inserito in un percorso di promozione culturale e turistica pubblica.

Il percorso prospettato dall’Amministrazione Comunale con il progetto ATRIIUM, vorrei ricordare, non ha niente a che fare con una rivalutazione apologetica del periodo fascista. Si tratta, anzi, di un progetto teso a conoscere l’architettura e l’impronta data alla sintassi urbana della nostra città del regime fascista, attraverso un percorso di conoscenza e ricerca. Percorso che mette in luce la natura repressiva e totalitaria del regime del ventennio, confrontandolo con altri sistemi totalitari di tipo stalinista che spesso hanno utilizzato in modo simile l’architettura.

Il momento conclusivo del progetto, che si svolgerà a Forlì nel periodo 13-15 giugno, prevede, oltre alla costituzione della Rotta Culturale Europea sull’Architettura dei Regimi Totalitari, una serie di appuntamenti culturali che evidenziano la natura esplicitamente antifascista e democratica del percorso, nella piena condivisione dei valori e dei contenuti della nostra Carta Costituzionale.

Tali appuntamenti includono:
• una mostra curata dall’Istituto Cervi di Reggio Emilia sull’utilizzo dell’insegnamento della matematica come strumento di propaganda nelle scuole durante il ventennio;
• una mostra curata dalla Fondazione Lewin sui giornali antifascisti intitolato “L’Italia che sognavamo”;
• una mostra curata dal Museo della Shoah di Parigi intitolato “Sport, sportivi e giochi olimpici nell’Europa in Guerra”;
• un incontro organizzato dall’Associazione Juvenilia fra partigiani albanesi e italiani;
• un convegno storico a cura dell’Istituto Storico della Resistenza su “Luoghi della società ed educazione nella costruzione dell’uomo nuovo. Totalitarismi a confronto.”

Ricordo al Consiglio che Villa Carpena ha organizzato quest’anno, come anche in altri anni, la celebrazione a Predappio dell’anniversario della morte di Benito Mussolini, accompagnandola con la recita del Rosario Fascista e alla presenza di Padre Tam, scomunicato dalla Chiesa cattolica.

La nostra Rotta Culturale è incentrata sulle tracce architettoniche lasciate in Europa dai diversi regimi totalitari e si colloca saldamente nel rifiuto dello spirito dei totalitarismi e nella risposta democratica che l’Europa ha saputo costruire. Non c’è spazio alcuno per un revisionismo o addirittura di apologia – che lo ricordo rappresenta un reato secondo la legge 645 del 1952 – che sarebbero, queste sì, superficiali e antistoriche.

Patrick Leech

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