Intervento di Mirella Menghetti in occasione del 69° anniversario della Liberazione di Forlì

12 Novembre 2013 Lascia un commento »

Sabato 9 novembre 2013 si sono svolte le celebrazioni per il 69° anniversario della liberazione di Forlì, in questa occasione Enrico Monti e Mirella Menghetti, due giovani militanti ANPI, hanno pronunciato i loro interventi nel salone comunale alla presenza del Sindaco di Forlì Roberto Balzani, delle autorità e dei ragazzi delle scuole di forlivesi.
Di seguito l’intervento di Mirella Menghetti:

 

Credo di essermi iscritta all’ANPI perché non ne potevo più.
Non ne potevo più del disagio sociale nel quale sono cresciuta, dell’assenza dilagante di valori morali, dell’assenza di speranza. Viviamo in un clima di terrore, nel quale rincorriamo una giustizia che non esiste, dove gli ultimi saranno gli ultimi, se i primi sono irraggiungibili come cantava Frankie Hi NRG in una meravigliosa canzone di qualche anno fa.
Mi sono guardata intorno per anni, mentre cercavo di dire “BASTA” a voce alta, partecipando a manifestazioni piccole e grandi, organizzate da partiti politici, sindacati, associazioni; mi guardavo intorno alla ricerca di qualcuno che parlasse la mia lingua e sempre, quando c’erano diritti da difendere, mi imbattevo in qualche Partigiano che orgogliosamente sventolava una bandiera dell’ANPI o ne indossava il fazzoletto.
Io non ho mai avuto e non ho tuttora tessere di partito, perché i partiti mi sembrano più interessati a trovare un leader e a stravolgere la Costituzione piuttosto che a proteggere la democrazia del Paese e favorirne la crescita. Io invece credo che la risposta non sia la proclamazione di un leader ma lo sviluppo del pensiero critico in ogni individuo, affinché le diversità di ognuno siano la risorsa con la quale costruire quella rivoluzione in grado di ridare alla mia generazione (e soprattutto a quelle che verranno) la voglia di futuro che ci manca. Non credo possa esistere rivoluzione senza antifascismo, perciò, da maggio 2012, sono iscritta all’ANPI, alla sezione di Bertinoro, perché voglio contribuire a cambiare le cose.
Se cerchiamo su un dizionario il significato della parola “antifascismo” non troviamo che questa definizione: “movimento di opposizione al fascismo”; in realtà ci sono parole che rendono meglio l’idea, come quelle di Calamandrei:

 

«La Resistenza alla fine li spazzò via; ma non bisogna oggi considerar quell’epilogo soltanto come la cacciata dello straniero. Quella vittoria non fu soltanto vittoria contro gli invasori di fuori: fu vittoria contro gli oppressori, contro gli invasori di dentro. Perché, sì, veramente, il fascismo fu un’invasione che veniva dal di dentro, un prevalere temporaneo di qualche cosa di bestiale che si era annidato o si era ridestato dentro di noi: e la Liberazione fu veramente come la crisi acuta di un morbo che finalmente si spezzava dentro il nostro petto, come lo strappo risoluto con cui il popolo italiano riuscì con le sue stesse mani a svellere dal suo cuore un groviglio di serpi, che per venti anni l’aveva soffocato.
Vittoria contro noi stessi: aver ritrovato dentro noi stessi la dignità dell’uomo. Questo fu il significato morale della Resistenza: questa fu la fiamma miracolosa della Resistenza.
Aver riscoperto la dignità dell’uomo, e la universale indivisibilità di essa: questa scoperta della indivisibilità della libertà e della pace, per cui la lotta di un popolo per la sua liberazione è insieme lotta per la liberazione di tutti i popoli dalla schiavitù del denaro e del terrore, questo sentimento della uguaglianza morale di ogni creatura umana, qualunque sia la sua nazione o la sua religione o il colore della sua pelle, questo è l’apporto più prezioso e più fecondo di cui ci ha arricchito la Resistenza.»

 

Oggi commemoriamo la Liberazione di Forlì dal nazifascismo e credo che non ci siano parole migliori di quelle di Calamandrei per ricordare l’immensa gratitudine che dobbiamo ai Partigiani, ai Patrioti, alle donne, che non furono solo staffette e informatrici ma anche combattenti ardite e valorose.
Permettetemi di parlare col cuore e condividere con voi un desiderio che è mio ma che forse abbiamo in tanti: sarebbe bello che nel 2014, anno del 70° della Liberazione della nostra provincia, riuscissimo a celebrare degnamente non solo la Liberazione di Forlì ma anche finalmente quella di Predappio, affinché, piano piano, il 28 ottobre sia per tutti l’anniversario della Liberazione di Predappio e resti quello della marcia su Roma solo nei ricordi appannati di qualche nostalgico (o magari anche nessuno); potremmo anche rispolverare l’idea della marcia antifascista su Predappio che purtroppo quest’anno è rimasta solo un’idea ma sarebbe invece una meravigliosa occasione per rendere finalmente giustizia ai Partigiani e ridare speranza a tutte le persone oneste che anche oggi, nel loro piccolo, resistono.
Mi piacerebbe che il sindaco di Forlì e anche il sindaco di Predappio Frassineti, che hanno collaborato come membri del comitato scientifico che ha curato l’allestimento della mostra sul giovane Mussolini a Predappio, collaborassero anche per rendere possibile la celebrazione della Liberazione di Predappio.
Oggi è il 9 novembre 2013: segniamoci questa data perché oggi di restituire il 28 ottobre a chi se lo è meritato con la lotta ne riparliamo ufficialmente e da qui al 28 ottobre 2014 c’è tutto il tempo per organizzarci, chiedere i permessi alla questura e coinvolgere le forze antifasciste che per fortuna nella nostra provincia sono numerose. Se non riusciremo vorrà dire che qualcuno non avrà voluto che riuscissimo e allora quel qualcuno dovrà darne conto.
Darne conto all’ANPI, certamente, poiché questa materia è molto cara a tutti noi e al nostro Presidente Sarpieri, ma soprattutto ai Partigiani di Predappio che, potendo liberare la loro città giorni prima, vollero aspettare proprio il 28/10, per liberarla due volte e non una volta sola.
Vorrei concludere con questa riflessione: se non avremo il coraggio di celebrare questa ricorrenza, vorrà dire che consideriamo l’antifascismo come un vestito, da sfoggiare con orgoglio in certe occasioni e nascondere nell’armadio in altre.
Invece noi dell’ANPI siamo convinti che l’antifascismo uno debba avere il coraggio di praticarlo e di difenderlo sempre. Oppure non dovrebbe nemmeno nominarlo.

 

Al seguente link trovate l’intervento di Enrico Monti:

http://forlicesena.anpi.it/2013/11/12/intervento-di-enrico-monti-in-occasione-del-69-anniversario-della-liberazione-di-forli/

 

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