Un nodo al fazzoletto rosso

23 Dicembre 2013 Lascia un commento »

Estratto da Cronache della Resistenza – 2013/N°5

Un nodo al fazzoletto rosso

di Redazione di Cronache


Sabato 9 novembre si sono svolte le celebrazioni per il 69° anniversario della Liberazione di Forlì. Le parole del sindaco Roberto Balzani, pronunciate nel salone comunale, si sono chiuse in modo fiero e partigiano citando gli ultimi versi di una struggente poesia di Robert Frost: “Due strade divergevano in un bosco, e io, io presi la meno percorsa, e quello ha fatto tutta la differenza”. Ma a noi dell’Anpi il suo discorso non è piaciuto. Troppo bilanciato. Trasversale. Camicie di vari colori, teschi, fazzoletti rossi. Guerra civile. E lievi e pacati accenni alla narrazione della storia. Narrazione? La storia ahimè è stata vissuta, combattuta, sofferta. Per fortuna a sollevare i nostri animi, dal palco, le fresche parole di Enrico Monti e Mirella Menghetti. “È il 1944 quando a Roma nasce l’ANPI – dice Enrico, emozionato – mentre il nord Italia sta ancora subendo le violenze delle rappresaglie nazifasciste (…) È nella scelta coraggiosa di quei partigiani, nell’opposizione al regime e nella lotta di tutti coloro che con la vita hanno pagato per la nostra libertà che si ritrovano le radici dell’Italia repubblicana e della nostra Costituzione. (…) Oggi non c’è più un regime da combattere, ma c’è un ricordo da preservare e una lotta morale da mandare avanti contro nuovi e vecchi nemici che costantemente cercano di minare la nostra democrazia! Questo pericolo è quotidiano e si concretizza ogni volta che vengono meno i diritti delle persone e in generale quando vengono erosi i principi di libertà, solidarietà, pace, uguaglianza (…)”. E Mirella, poco dopo, esclama incisiva: “Mi sono guardata intorno per anni, mentre cercavo di dire BASTA a voce alta, partecipando a manifestazioni piccole e grandi, organizzate da partiti politici, sindacati, associazioni (…) e sempre, quando c’erano diritti da difendere, mi imbattevo in qualche Partigiano che orgogliosamente sventolava una bandiera dell’ANPI o ne indossava il fazzoletto. (…) Non credo possa esistere rivoluzione senza antifascismo”. Prendendo in prestito le parole di Calamandrei, aggiunge: “La Resistenza alla fine li spazzò via, ma non bisogna oggi considerar quell’epilogo soltanto come la cacciata dello straniero. Quella vittoria non fu soltanto vittoria contro gli invasori di fuori: fu vittoria contro gli oppressori, contro gli invasori di dentro. Perché, sì, veramente, il fascismo fu un’invasione che veniva dal di dentro, un prevalere temporaneo di qualche cosa di bestiale (…) Vittoria contro noi stessi: aver ritrovato dentro noi stessi la dignità dell’uomo”. “Sarebbe bello – continua Mirella – che nel 2014, anno del 70° della Liberazione della nostra provincia, riuscissimo a celebrare degnamente non solo la Liberazione di Forlì ma anche finalmente quella di Predappio, affinché, piano piano, il 28 ottobre sia per tutti l’anniversario della Liberazione di Predappio e resti quello della marcia su Roma solo nei ricordi appannati di qualche nostalgico (…) se non avremo il coraggio di celebrare questa ricorrenza, vorrà dire che consideriamo l’antifascismo come un vestito, da sfoggiare con orgoglio in certe occasioni e nascondere nell’armadio in altre (…)”.

Per gli interventi integrali:

http://forlicesena.anpi.it/?p=1184
http://forlicesena.anpi.it/?p=1167 

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