Archivio per ‘Eventi’ categoria

TAGLIATELLA ANTIFASCISTA

2 Ottobre 2017

In occasione del 73esimo Anniversario della Liberazione di Predappio,
l’ANPI provinciale di Forlì-Cesena
promuove, in collaborazione con il Circolo Arci,

Sabato 28 ottobre 2017 ore 19:30
TAGLIATELLA ANTIFASCISTA
Nel Circolo Arci, via Gramsci, PREDAPPIO (FC)

La data non è casuale. Predappio, città natale di Mussolini fu liberata dai Partigiani dell’8a Brigata Garibaldi dal 26 al 28 ottobre, facendo coincidere la Liberazione della città con la data di quella marcia su Roma che portò a quelle “nefaste conseguenze di vent’anni di fascismo”, come scrive l’Anpi nazionale.
Anpi nazionale che chiede di trasformare il 28 ottobre in un appuntamento che “rappresenti comunque un momento corale e diffuso di informazione e conoscenza su ciò che quella data significa”, creando “un fronte comune contro tutte le forme che il fascismo (non solo quello classico), può assumere nel nostro Paese e in Europa”.
Già lo scorso anno il 28 ottobre fu momento di riflessione e incontro conviviale organizzato dall’Anpi a Predappio con la “Cena Antifascista”.
Esperienza che anche nel 2017 si vuole ripetere ampliandone significato e portata con la “Tagliatella Antifascista” che vuole essere, oltre al momento conviviale, un presidio popolare e democratico in cui incontrarsi in maniera “dolce” e ferma, per mantenere e incrementare la Memoria della Resistenza e dei Valori che i Partigiani ci consegnarono con la Costituzione.
Per ora ci limitiamo a informare come si svolgerà la serata, in attesa di fornire ulteriori “contenuti” all’appuntamento di Predappio cui l’ANPI Provinciale di Forlì-Cesena invita tutti gli Antifascisti ed i democratici.

Il menù della serata (inizio ore 19:30) sarà:
Crostini
Tagliatelle alla lepre
Salsiccia con patate e radicchio
Vino “Sangiovese ROSSO PARTIGIANO” ed acqua compresi.

Costo Euro 18,00 a persona

NB -Prenotazione obbligatoria, entro mercoledì 25 ottobre, al
335 5711478 o 333 1634991
oppure, tutte le mattine (orario 10-12:30): 0543 28042

“Occorre realizzare un largo fronte antifascista. L’ANPI proporrà un incontro ai partiti, movimenti, associazioni

26 Settembre 2017

Il testo di un documento approvato il 15 settembre scorso dal Comitato nazionale ANPI

“Il Comitato Nazionale dell’ANPI, nella seduta del 14 settembre 2017, ha preso in attenta considerazione la tematica relativa alla escalation che si sta verificando da parte di movimenti neofascisti e razzisti, di cui il più recente esempio è l’intenzione di tenere una manifestazione nazionale proprio il 28 ottobre, data nefasta per tutti gli italiani che conoscono la storia.

Ha quindi ratificato e fatto proprio il documento approvato l’8 settembre dalla Segreteria nazionale sulla manifestazione del 28 ottobre di Forza Nuova, non solo chiedendo con forza che una simile manifestazione venga proibita da parte delle autorità competenti, ma anche invitando le proprie organizzazioni a fare in modo che quella giornata rappresenti comunque un momento corale e diffuso di informazione e conoscenza su ciò che quella data significa e quali sono state le nefaste conseguenze di vent’anni di fascismo.

Ritiene, peraltro, che in una materia così importante e carica di pericoli, sia necessario non solo lo sforzo di singole associazioni o partiti o movimenti, ma occorra realizzare l’unità di tutte le forze democratiche, per contrapporsi efficacemente, sul piano politico, giuridico, sociale e culturale, alle aberranti iniziative che stanno assumendo sempre maggiore consistenza non solo sulle piazze, ma anche sul web.

È necessario creare un fronte comune contro tutte le forme che il fascismo (non solo quello classico), può assumere nel nostro Paese e in Europa, costituendo un serio pericolo per la consistenza e la solidità della stessa democrazia.

L’ANPI, dunque, proporrà un incontro a tutte le forze democratiche, per valutare la possibilità della creazione, nelle forme che si potranno concordare, di un effettivo e concreto fronte comune, che impegni le Istituzioni e i cittadini a partecipare attivamente ad una battaglia che ci è imposta dalla Costituzione repubblicana, che è – lo ha detto efficacemente il Presidente della Repubblica – tutto il contrario di ciò che rappresenta e costituisce una qualsiasi forma o manifestazione di fascismo e/o razzismo.

È da quella sede unitaria che potranno derivare decisioni concordate anche per quanto riguarda la giornata del 28 ottobre. Per la quale, è opportuno ripeterlo, le nostre organizzazioni sono comunque, tutte, impegnate, ad essere in campo con ogni tipo di iniziativa politica e culturale”.

Il Comitato Nazionale ANPI

Roma, 15 settembre 2017

COMMEMORAZIONE DELL’ECCIDIO DELLE SODELLE (Santa Sofia)

26 Settembre 2017

Venerdì 29 settembre alle ore 10:30, al Monumento della Memoria dell’Eccidio delle Sodelle, Torto di Sopra, Cà Belvedere e Pelucello, si terrà la COMMEMORAZIONE di quella strage nazifascista che si iscrive a tutte lettere in quella “guerra contro i civili” che ebbe il suo apice nel 1944. Guerra contro i civili che, nei poderi e località in Comune di Santa Sofia, avvenne dal 27 al 29 settembre ’44 e che comportò 13 uccisi e altri feriti (lasciati come morti). La strage avrebbe potuto essere di dimensioni superiori se le fiamme della Sodella non avessero messo in allarme parecchi abitanti che fuggirono. Purtroppo non potè fuggire Gianmaria Satanassi (74 anni) che, portando le sue bestie al pascolo, fu ferito -a distanza- da un cecchino tedesco e morì dissanguato il giorno successivo. La ferocia nazifascista si abbattè anche sulla moglie e sui proprietari del podere Torto di Sopra che furono uccisi mentre erano intenti a dare sepoltura a Gianmaria.Addirittura il 27 settembre,a Pelucello, fu ucciso Antonio Maria Pretolani perchè cercò di difendere la figlia dalla violenza dei soldati tedeschi.
L’eccidio fu a lungo “dimenticato” e solo nel 1994 fu ricordata in una cerimonia pubblica a Santa Sofia, dopo che il giornalista santasofiese Luciano Foglietta ne ebbe scritto più volte.
l’Anpi di Santa Sofia, assieme a quella di Galeata vollero avviare la Commemorazione nel 2007 e nel 2010 si arrivò alla costruzione dell’attuale Monumento dedicato alle 13 vittime, ma anche simbolo della volontà di voler mantenere la Memoria dell’episodio specifico, ma anche di tutte quelle mostruosità che costellarono arrivo, permanenza e ritirata dei nazifascisti in Italia. E’ anche un modo per riannodare il ricordo con le nuove generazioni attraverso un Luogo della Memoria, soprattutto in considerazione che i testimoni di quella strage sono sempre meno e fra qualche anno non ci saranno più per raccontare quelle tragiche vicende.
L’appuntamento a Collina di Pondo
La Commemorazione del 29 settembre -che vede coinvolti le ANPI di Santa Sofia, i Comuni di Santa Sofia e Galeata e la Coop Reduci Combattenti e Partigiani di Santa Sofia- si svolgerà vicino al Monumento, in località Collina di Pondo (Comune di Santa Sofia), con inizio alle ore 10:30. Saranno presenti rappresentanti dell’ANPI, Amministratori locali e Gianfranco Miro Gori, Presidente Provinciale ANPI.
Gli studenti dell’Istituto comprensivo di Santa Sofia deporranno una Corona.
NB – in caso di maltempo la Commemorazione si svolgerà nella Sala Sandro Pertini, piazzetta dietro il Municipio di Santa Sofia.

I LUOGHI DELLA RESISTENZA E I SEGNI DELLA MEMORIA

4 Settembre 2017

Una Festa e un Sentiero per l’8^Brigata Garibaldi “Romagna”:
Strabatenza (Bagno di Romagna)
Di Liviana Rossi
Domenica 10 Settembre 2017, alle ore 10.45 si terrà, a Strabatenza, la settima edizione della Festa dedicata all’8^ Brigata Garibaldi “Romagna”.
La festa è promossa e organizzata dall’ANPI di Santa Sofia, dall’ANPI Alto Savio, dall’ANPI Provinciale di Forlì-Cesena e dai Comuni di Santa Sofia e di Bagno di Romagna, in collaborazione con l’Unione dei Comuni della Romagna forlivese- Unione Montana, con la Regione Emilia Romagna e con il patrocinio dl Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna.
Come di consueto, le celebrazioni avverranno presso il Monumento dedicato ai Partigiani dell’’8^ Brigata Garibaldi Romagna e presso la Chiesa di San Donato, al centro del borgo, la cui Canonica fu sede del Comando del Gruppo Brigate Romagna nel febbraio-aprile 1944 e da maggio fu sede del Comando dell’8^ Brigata Garibaldi “Romagna”2a Zona.

La manifestazione sarà introdotta da Liviana Rossi, Presidente dell’A.N.P.I di Santa Sofia, seguiranno i saluti del Sindaco di Bagno di Romagna, Marco Baccini e del Sindaco di Santa Sofia, Daniele Valbonesi. Interverranno poi Gianfranco Miro Gori, Presidente dell’ANPI Provinciale Forlì-Cesena; Paola Gazzolo, Assessore all’Ambiente, Montagna e Forestazione della Regione Emilia Romagna eClaudio Maderloni della Segreteria Nazionale ANPI.
Alle ore 13.00 è previsto il pranzo con possibilità di prenotarsi all’arrivo, cui seguirà il concerto del gruppo “Briaca Banda”.

Novità di quest’anno, l’inaugurazione del “Sentiero del Partigiano”, dedicato alla memoria di Giorgio Ceredi, scomparso nel luglio dello scorso anno, promotore della realizzazione, nel 2010, del monumento e della festa dedicati ai Partigiani dell’8^ Brigata Garibaldi “Romagna”.
Ceredi prese parte alla lotta partigiana col nome di battaglia di “Janosik” ( nome mutuato dalla figura di un eroe popolare Slovacco, Juraj Janosik, 1688-1713, noto per essere stato una sorta di “Robin Hood” dell’Est Europa) e fu Commissario politico del II Distaccamento, 2a Zona, che operò proprio in queste montagne.
Dopo la Liberazione fu un politico e un amministratore rigoroso e appassionato; in particolare dal 1977 al 1990 fu Consigliere regionale e Assessore regionale all’Agricoltura e all’Alimentazione, incarico nel quale si distinse per avere sostenuto la ricerca e lo sviluppo della produzione integrata e biologica, ottenendo, per questo, anche il premio Malatesta Novello.
Perché proprio un sentiero per ricordarlo? Giorgio non amava particolarmente le cerimonie, infatti, il suo funerale è stato celebrato in forma privata, ma ha voluto che le sue ceneri ritornassero a Strabatenza, in quei luoghi che lo videro in gioventù combattere per la Liberazione dai nazifascisti, in quella terra, alla quale è sempre rimasto fortemente legato, dove è riuscito a realizzare i sogni e gli ideali che poi l’hanno guidato per tutta la vita.
Ecco perché abbiamo voluto dedicare questo sentiero a Giorgio Ceredi.

Il recupero del percorso che i Partigiani dell’8^ Brigata Garibaldi “Romagna” facevano per portare a termine azioni di guerriglia o di perlustrazione della zona, non ha uno scopo solo celebrativo, ma ha anche e, soprattutto, una finalità storica, divulgativa e didattica: un sentiero da percorrere per conoscere, capire e ricordare.
Il sentiero, infatti, aiuta a mettere a fuoco, in maniera concreta, la vita quotidiana e le vicende dei componenti la Brigata ed aiuta ad inquadrare gli studi storici in un territorio preciso.
I numerosi studi sulla guerra partigiana, puntualmente confermati dai testimoni diretti, quale anche Ceredi è stato, sottolineano come le azioni delle brigate partigiane fossero indissolubilmente legate al rapporto istaurato con i contadini di queste terre, senza l’aiuto dei quali la sopravvivenza stessa del movimento partigiano non sarebbe stata possibile.
Di qui l’importanza di iniziare a riattivare la rete di quei sentieri, perché il sentiero rappresentava un collegamento vitale, in particolare quello fra i poderi della civiltà rurale e l’indispensabile via di fuga e protezione dei partigiani attestati sulla linea Gotica.
Più in generale il significato, il senso profondo di questa operazione è, in sostanza, recuperare, rispettare e mantenere vivo il passato.
Ritrovare e ripristinare gli antichi sentieri permette di valorizzare il territorio anche da altri punti di vista.
Innanzitutto, il punto di vista storico, relativo al periodo della guerra di Liberazione, si collega a quello storico-etnografico, più ampio, relativo alla civiltà contadina dell’Appennino Tosco Romagnolo, scomparsa oramai da un cinquantennio. Infatti la riscoperta e la valorizzazione degli antichi sentieri e delle mulattiere, in buona parte perduti o ricoperti dalla vegetazione, permetterebbe uno sguardo più consapevole e concreto sulla vita degli antichi abitanti dell’Appennino , molto utile anche allo studio di questi temi.
Un altro aspetto di grande importanza è quello naturalistico. Gli Appennini tosco-romagnoli sono, infatti, un patrimonio di enorme interesse anche da questo punto di vista, in quanto offrono una biodiversità che colloca il Parco delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna tra le riserve naturali più significative d’Europa.
Infine, un recupero di questi sentieri può senza dubbio, rappresentare un elemento di grande interesse dal punto di vista turistico: segnalare e render praticabili i sentieri viene incontro alle esigenze di una sempre più diffusa passione per il trekking, per la Mountain Bike e per le camminate.
Si tratta di un turismo consapevole, rispettoso della natura e dei luoghi che può tradursi anche in una risorsa economica.

Il percorso del “Sentiero del Partigiano”, costituito da sentieri ripristinati e resi più agevoli da recenti interventi di forestazione, tocca i luoghi chiave, sia simbolici che effettivi, dello stanziamento del raggruppamento della 2° Zona dell’8^ Brigata Garibaldi “Romagna”.
Si parte dal Monumento ai Partigiani dell’8^ Brigata Garibaldi , realizzato nel 2010, per arrivare alla località Ca’ i Fondi, poi la Casaccia ( sede del II Distaccamento della 2° Zona), Ca’ del Tosco, Ca’ Palaino, Trappisa di Sopra, la “Salgheda” (antica strada che da Poggio la Lastra portava alla “Villa”, centro del paese di Strabatenza ), la Canonica della chiesa di San Donato, prima sede del Comando Gruppo Brigate “Romagna” nel febbraio – aprile 1944 e da maggio sede del Comando dell’8^ Brigata Garibaldi “Romagna” 2° Zona.

Costituita la Sezione ANPI Val Montone “Uguaglianza”

30 Agosto 2017

Alla presenza di Miro Gori, Presidente provinciale, sabato 26 agosto a Dovadola “nasce” la “casa” dei Partigiani e degli Antifascisti della vallata riunendo iscritti all’Associazione da Castrocaro a San Benedetto

La “base” di partenza è di una trentina di iscritti, frutto dell’adesione di alcuni tesserati storici e, soprattutto, di nuove inclusioni, raccolte nella fase di preparazione: sabato 26 agosto, si è tenuta a Dovadola, la riunione costitutiva della Sezione ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) VALMONTONE “UGUAGLIANZA”.
«Abbiamo maturato la decisione durante la recente campagna referendaria –spiega Rodolfo Galeotti, eletto Presidente dal Comitato di Sezione- e ci siamo dati il nome “Uguaglianza” perché richiama sia il principio cardine della nostra Costituzione sia lo spirito con cui abbiamo costruito il percorso che ci ha portato alla realizzazione della Sezione stessa».
La Sezione ANPI Valmontone “Uguaglianza” raccoglie le adesioni da Castrocaro a San Benedetto in Alpe, comprendendo Dovadola, Portico e Bocconi. E certamente gli iscritti aumenteranno quando i tesserati Anpi di Castrocaro Terme e Terra del Sole (ora incorporati a Forlì) verranno assorbiti dalla nuova compagine.
L’assemblea costitutiva ha eletto il Comitato nelle persone di Stefano Berti (Castrocaro), Kabir Canal (Dovadola), Luigi Ciani (Dovadola), Rodolfo Galeotti (Rocca San Casciano), Moreno Girelli (Dovadola), cui si aggiunge Ivano Vespignani (Presidente Onorario) e un iscritto di Castrocaro. Successivamente il Comitato ha proceduto ad eleggere il Presidente (Galeotti), il Presidente Onorario (Vespignani) e il Segretario-Tesoriere (Girelli).
La creazione della Sezione Valmontone “Uguaglianza” ha avuto il “riconoscimento” ufficiale anche dalla presenza di Miro Gori, Presidente Provinciale ANPI Forlì-Cesena e di Lodovico Zanetti, Presidente della Sezione ANPI di Forlì.
«Mi ero già incontrato con alcuni “pionieri” di questa operazione –ha sottolineato Gori- che, devo dire, fu iniziata su idea e proposta di Tamer Favali, il Presidente che mi ha preceduto. Comunque mi riempie di orgoglio che all’inizio del mio mandato siamo riusciti a colmare questo vuoto che esisteva da tempo nella “geografia” della nostra organizzazione e cercheremo di fornire tutto il supporto possibile ai primi passi della nuova Sezione. Ogni Sezione Anpi che nasce – ha concluso Gori- costituisce un presidio a difesa della nostra Repubblica e della nostra Costituzione nonché uno stimolo politico e culturale per le nostre comunità».

A MELDOLA SI RICORDA LA STRAGE NAZIFASCISTA DELLA FORNACE

22 Agosto 2017

SABATO 26 agosto alle ore 10 al Cippo della Fornace, MELDOLA, via Roma, incrocio con via Volta, si terrà la COMMEMORAZIONE del 73° ANNIVERSARIO della STRAGE della FORNACE.
Organizzata dal Comune di Meldola e dalla Sezione ANPI di Meldola, la celebrazione dell’eccidio nazifascista inizierà con l’introduzione di Paola Borghesi, Presidente Sezione ANPI di Meldola, e proseguirà con gli interventi di Gian Luca Zattini, Sindaco di Meldola e di Gianfranco Miro Gori, Presidente ANPI Provinciale di Forlì-Cesena.
Durante l’incontro si ricorderanno Don Pietro Tonelli e Padre Vicinio Zanelli, uccisi a Pieve di Rivoschio il 21 agosto 1944, lo stesso giorno della strage della Fornace.
Per “raccontare” e fornire maggiori informazioni sull’efferato eccidio da parte dei nazifascisti, perpetrato a Meldola, si riporta di seguito l’intervento che Paola Borghesi fece di fronte al Cippo, rivolgendosi a scolaresche meldolesi.
Paola BORGHESI – Presidente ANPI Sezione Meldola
(dopo il 25 luglio –caduta del fascismo- e 8 settembre –armistizio fra Italia ed angloamericani- nasce la Repubblica Sociale, risorge il partito fascista, e molti giovani vanno in montagna dove si comincia ad organizzare la Resistenza – NB sintesi dell’inquadramento generale)
Diciamo che una delle zone in cui si è concentrata la lotta partigiana è quella di Pieve di Rivoschio, che è un paese nel Comune di Sarsina distante da Meldola circa 25 chilometri.
E’ proprio lì che ha origine questo episodio della strage della Fornace.
Nell’agosto 1944, l’8 brigata Garibaldi, che raccoglieva la maggior parte dei partigiani saliti in montagna (c’erano anche altre formazioni come il battaglione Corbari dalle parti di Faenza, alcune brigate di pianura), era riuscita a organizzare la guerriglia con una tattica nuova e a uccidere e ferire numerosi tedeschi e a provocare il ritiro dei tedeschi dalla zona occupata dai partigiani.
I tedeschi non si rassegnarono alla sconfitta e se la presero coi civili, rastrellarono il territorio di Pieve di Rivoschio, portarono via molte persone prelevandole dai lavori nei campi.
Ho raccolto alcune testimonianze di parenti di queste vittime. Una figlia di Pasquale Soldati mi ha raccontato che il padre lavorava nel campo passarono dei tadeschi che gli chiesero la strada per Pieve di Rivoschio. Lui gentilmente si poffrì di accompagnarli e disse alla moglie “torno subito” e non è più tornato. Se lo sono portati via ed è morto qui dove siamo adesso.
La maggior parte di queste persone erano civili, che furono strappati ai loro lavori, alle loro famiglie. Sei di loro erano partigiani, alcuni molto giovani, per esempio Lombini Marcello aveva 17 anni solo 3 più di voi.
Insomma queste persone con tante altre rastrellate nelle colline a pieve di Rivoschio, di Bagnolo di Giaggiolo di Voltre di Santa Sofia furono portati a Meldola a piedi e stipati in 180 in un capannone qui vicino. Queste persone sfilarono per il paese sotto la minaccia di mitra puntati.
Ho incontrato persone che tutt’ora vivono a Meldola e che all’epoca erano bambini e ricordano di aver visto queste povere persone sfilare per il paese sotto la minaccia dei mitra.
Una persona che ora non c’è più è mia madre, che ricordava questo episodio come una cosa molto tragica, che l’aveva colpita e quasi piangeva quando lo raccontava, perché in questa lunga fila di persone aveva visto uno che aveva conosciuto quando insegnava come maestra elementare nelle colline, a Giaggiolo e a Castagnolo. Penso che fosse Mezzanotte Cesare di Giaggiolo un giovane di 28 anni padre di una figlia. Mia madre ha ricordato sempre questo fatto con molto dolore, pensando a queste persone che erano state strappate alle loro famiglie agli affetti, i più giovani lasciavano i genitori, quelli più grandi lasciavano dei figli, alcuni ne avevano molti perché allora non era come ora che se si fanno uno o due figli è già tanto, c’era chi aveva 6 o 7 o 8 o 9 figli come Castellucci Celso, Ceccaroni Angelo, Biondini Antonio, Soldati Pasquale.
Al giorno d’oggi questi figli o sono vecchi o sono morti, quindi si stanno perdendo le testimonianze su questi episodi.
Quindi noi dobbiamo cercare di salvare tutto quello che si può e di ricordare questi fatti perché non devono più accadere queste cose. Voi giovani dovete fare in modo che non esista più l’odio razziale, l’odio per il nemico, per chi non la pensa come noi.
Dobbiamo evitare di cadere in queste brutte cose, dobbiamo vivere in pace preservando quei valori di libertà e di democrazia che queste persone ci hanno tramandato
Queste persone furono lasciate senza mangiare e solo dopo 2 giorni fu consentito ad alcuni buoni cittadini meldolesi di portare da mangiare a questa povera gente.
I tedeschi il 21 agosto scelsero 18 di queste persone, prima di tutti quelli della zona di Pieve di Rivoschio, perché ritenevano che le popolazioni in quella zona avessero aiutato i Partigiani e quindi meritassero una punizione veramente atroce solo per aver dato da mangiare a dei giovani affamati. Furono sottoposti a interrogatorio e torturati
Queste 18 persone furono portate all’aperto di fronte a un muro e costrette a scavarsi la fossa
Ci sono delle testimonianze che sono riportate in diversi libri o anche oralmente su alcuni episodi accaduti qui per esempio ci fu un signore di Meldola (l’unico meldolese) che dopo aver scavato la fossa fu salvato in extremis per l’intervento del suo padrone ( faceva il bracciante in un’azienda di San Matteo) che era amico del federale fascista di Meldola.
Fu salvato in extremis e un altro prese il suo posto. Ci sono alcuni che pensano che il proprio parente abbia preso il posto di Leoni, non sappiamo chi sia stato comunque uno fu ucciso al suo posto. Quando Leoni raccontava questo episodio ci metteva qualche frase ironica per nascondere questo dramma perché lui sapeva che la sua salvezza era costata la vita a un’altra persona.
Un altro fatto brutto avvenuto quel giorno fu che i due giovani partigiani che erano stati catturati nella zona di monte Alio (Giusti Angelo e Nanni Lello) furono appesi al soffitto legati con una corda e sottoposti a scudisciate.
C’è anche una testimonianza trovata in un libro che una delle vittime Alessandrini Alessandro di 64 anni si ribellò a un tedesco che lo invitava a scavare più in fretta, colpendolo violentemente col badile . Subito gli spararono e fu il primo a morire
Anche su questo episodio c’è la testimonianza di un signore di Meldola, che all’epoca aveva una decina di anni e si trovava a giocare coi cugini in un orto qui vicino. Attirati dalle urla andarono a vedere e nascosti assistettero a questa triste scena della fucilazione di queste 18 persone che caddero sulla fossa e furono seppelliti da alcuni prigionieri prelevati dal capannone, sotto la minaccia di mitra puntati (alcune di queste vittime furono seppellite non ancora morte). Di questo episodio c’è la testimonianza scritta in un libro, di Sansavini Angelo che fu deportato in Germania e tornò a piedi alla fine della guerra.
Tanti sono stati i testimoni di questo episodio di efferata barbarie e a Meldola tanti lo ricordano o perché l’hanno visto o sentito raccontare dai familiari più anziani. Anche voi potete chiedere ai vostri familiari se qualcuno ricorda questa brutta storia.
C’è una testimonianza in un libro di Don Zanetti, sacerdote meldolese che ha partecipato alla Resistenza, dove racconta di aver incontrato un giovane meldolese in divisa fascista che disse: “ho il mitra ancora caldo per aver fucilato quei porci” Pensate che cosa orribile definire porci delle povere vittime innocenti, alcuni padri di famiglia, famiglie che a causa della morte del padre si erano trovate prive di sostentamento in grandi difficoltà.
Le vittime della strage della Fornace erano di età dai 17 anni di Lombini Marcello agli 82 di Mondardini Salvatore.
Nel nostro territorio sono avvenuti altri fatti di sangue oltre a questo che, sicuramente, è stato il più terribile. Ci sono dei cippi che ricordano i vari episodi sul nostro territorio, fra cui quello che si incontra andando dal Cippo della Fornace verso il centro di Meldola, che è il monumento al Partigiano sulla rotonda all’ingresso del paese, eretto nel 1983 per volere dell’amministrazione comunale in una posizione alla confluenza delle strade che portano alle colline e vuol ricordare tutti i Partigiani della vallata che combatterono in montagna.

A San Valentino e Cà Cornio attorno alle bandiere del Battaglione Corbari

21 Agosto 2017

Gran bella giornata a San Valentino, domenica 20 agosto, per ricordare, in un Luogo della MEMORIA, il luttuoso episodio che vide, 73 anni fa, la cattura (e l’uccisione) dei comandanti del Battaglione Corbari, ovvero, Silvio Corbari, Iris Versari, Adriano Casadei – cui va aggiunto Adriano Spazzoli, che si era aggregato da pochi giorni per salvare il fratello Tonino in carcere a Forlì.
Le celebrazioni a San Valentino, dopo la messa officiata dal Vescovo Emerito Claudio Stagni sono consistite in una serie di interventi di Autorità locali (Sindaci di Tredozio, Modigliana e S. Benedetto e di assessori di Forlì e Castrocaro) e la testimonianza di Sergio Giammarchi, Partigiano con Corbari, oltre al saluto di Miro Gori, Presidente dell’ANPI di Forlì-Cesena. Dopo la deposizione di una corona, autorità e cittadini si sono spostati a Cornio (o Cà Cornio), dove c’è la casa in cui furono catturati gli esponenti del Battaglione Corbari per posizionare un’altra corona.
Da sottolineare che, oltre a tanti cittadini, iscritti all’ANPI, antifascisti, vi erano vari parenti dei Partigiani coinvolti, fra cui il figlio e il nipote di Spazzoli.
Del tutto inedita, invece, la presenza di Enzo Corti, nipote del Partigiano Enzo Corti, e di Luigi Vesentini dell’ANPI di Verona, che hanno portato il medagliere dell’ANPI della città veneta per onorare la lotta partigiana. Corti fu catturato con altri 19 a Cà Morelli e poi fucilato a Verona con sei del gruppo. Il nipote, che era anche in cerca di notizie, grazie all’incontro a San Valentino coi fratelli Rubini dell’Anpi di Predappio, ha saputo che lo zio era chiamato “il Toscanino”.
Domenica 20 agosto è stato un esempio di come antifascisti e cittadini, partigiani e parenti possono tenere alti quei vessilli e quei valori che i Resistenti ci hanno dato (e che son ben scanditi nella Costituzione), mantenendo e allagando la Memoria delle loro azioni e della loro lotta per la libertà.

Integrazione e aggiunta alle celebrazioni per Corbari

14 Agosto 2017

A ulteriore integrazione delle celebrazioni dedicate al Battaglione Corbari nella ricorrenza del 18 agosto, si segnalano due iniziative: a Castrocaro e a Forlì, entrambe venerdì 18 agosto 2017.
Venerdì alle 10, nella loggia di via Garibaldi a Castrocaro Terme, si terrà la cerimonia di commemorazione per il 73esimo anniversario dell’uccisione dei quattro partigiani del Battaglione Corbari, medaglie d’oro al Valor Militare, Silvio Corbari, Adriano Casadei, Arturo Spazzoli, Iris Versari. Corbari e Casadei furono impiccati il 18 agosto 1944 ai tiranti della loggia. I corpi dei quattro martiri furono esposti impiccati a due lampioni di piazza Saffi a Forlì come monito alla popolazione. Interverrano assieme ad autorità civili e militari, la sindaca Marianna Tonellato che deporrà una corona d’alloro.
Parteciperanno Carla Grementieri, vicepresidente vicaria dell’Anpi di Forlì-Castrocaro e la staffetta partigiana Amalia Geminiani e l’associazione voceDonna, che ha come socia Onoraria Iris Versari. Alle ore 10.45 la cerimonia si ripeterà presso le mura esterne del cimitero sotto la lapide che ricorda la fucilazione, avvenuta sempre nell’agosto del 1944, di Rolando e Verardo Verità, Raniero Paolucci De Calboli, Antonio Benzoni, Antonio Buranti, Livio Ceccarelli e Fiorenzo Grassi.
A FORLI’, in piazzetta della Misura, alle ore 21:15, Concerto della Banda “Città di Forlì” per ricordare i martiri di Cà Cornio (Iris Versari, Adriano Casadei, Silvio Corbari e Arturo Spazzoli) e il fratello di Arturo, Tonino, che fu fatto transitare in piazza Saffi per fargli vedere il corpo dei 4 appesi, prima di essere portato nel luogo della sua uccisione.

UN APPELLO e UN INVITO

14 Agosto 2017

L’appello è a tutti gli iscritti ANPI e l’invito è rivolto agli antifascisti.
Per non dimenticare, PARTECIPANDO.
DOMENICA 20 agosto alla chiesa di SAN VALENTINO (Tredozio) si ricorda lo scontro fra il Battaglione Corbari ed i nazifascisti del 18 agosto 1944. Scontro che portò alla morte di Iris VERSARI e la cattura di Arturo Spazzoli, Silvio CORBARI e Adriano CASADEI. Va sottolineato che Arturo, Silvio ed Adriano furono uccisi nel corso della mattina, in due momenti diversi, per poi, assieme alla salma di Iris, essere impiccati (quindi già morti) ai lampioni in piazza a Forlì nel pomeriggio e lasciati lì per alcuni giorni.
La Memoria dell’episodio si terrà a San Valentino, con inizio alle ore 16, quando Claudio Stagni, Vescovo Emerito della Diocesi di Faenza-Modigliana, celebrerà la messa.
Alle ore 17 Autorità e partigiani, cittadini e antifascisti assisteranno alla deposizione di corona ai Caduti della Resistenza, per poi spostarsi a CA’ CORNIO (in Comune di Modigliana-l’edificio in cui avvenne l’eccidio) per portare una corona ai Resistenti.
Le cerimonie saranno accompagnate dalla Banda “Città di Modigliana”.
E’ possibile partecipare ad un momento conviviale, prenotando al 347 9022213 (Mirco).
Da sottolineare che VENERDI’ 18 agosto, nell’Abbazia di SAN BENEDETTO in ALPE si terrà il CONCERTO dedicato a Iris Versari.

Per ulteriore informazioni sull’episodio, si allega la scheda di Roberta Mira in “Atlante delle Stragi naziste e fasciste in Italia”
La mattina del 18 agosto 1944 i fascisti del Battaglione M IX Settembre di stanza a Castrocaro (FC) e alcuni tedeschi accerchiarono e attaccarono un casolare a Ca’ Cornio nei pressi di Modigliana (FC) dove si erano stabiliti Silvio Corbari e alcuni membri della sua formazione partigiana, tra cui i suoi principali collaboratori Iris Versari, Adriano Casadei e Arturo Spazzoli. I fascisti ferirono Arturo Spazzoli e costrinsero il contadino Sante Piani a trasportarlo verso Monte Trebbio, ma lungo il tragitto un fascista uccise Spazzoli e giunti a Monte Trebbio anche Piani fu ucciso (v. Monte Trebbio (FC), 18 agosto 1944); Iris Versari, che era ferita ad una gamba e non poteva fuggire, si suicidò per non cadere prigioniera. Casadei e Corbari restarono feriti e furono catturati. I fascisti li portarono a Castrocaro dove verso le ore 13 li impiccarono sotto il portico del centro cittadino (v. Episodio di Castrocaro (FC), 18 agosto 1944). Nel pomeriggio i fascisti trasferirono a Forlì i corpi esanimi di Corbari e Casadei a cui unirono quelli recuperati di Iris Versari e Arturo Spazzoli. Allo scopo di terrorizzare la popolazione e dimostrare che il fascismo aveva avuto ragione del temuto bandito Corbari, impiccarono i quattro cadaveri ad un lampione di piazza Saffi a Forlì, in centro alla città, e li lasciarono esposti per alcuni giorni.
L’operazione fascista a Ca’ Cornio fu resa possibile dalla collaborazione di alcuni giovani che si erano infiltrati nella formazione Corbari e che avevano raccolto informazioni per passarle al battaglione M IX Settembre. La cattura e l’uccisione di Corbari e dei suoi compagni avvenne a conclusione di una serie di arresti e uccisioni di persone accusate di sostenere la Resistenza compiute dal battaglione M IX Settembre a metà agosto 1944 a Castrocaro. Il giorno 12 i fascisti del battaglione M avevano fucilato nel cimitero di Castrocaro i fratelli Rolando e Verardo Verità nel pomeriggio e Angelo Mariani nella notte (v. Episodi di Castrocaro (FC), 12 agosto (fratelli Verità) e Castrocaro (FC), 12 agosto 1944 (Angelo Mariani) e il giorno 14, sempre nel cimitero di Castrocaro, avevano ucciso il marchese Gianni Raniero Paulucci de’ Calboli Ginnasi, Antonio Benzoni, Fiorenzo Grassi, Livio Ciccarelli e Antonio Buranti (v. Episodio di Castrocaro (FC), 14 agosto 1944). Altra vittima di questa serie di arresti fu Umberto Mercuri che morì cadendo dalla finestra della sede del battaglione M.

Ciao Guerzoni

11 Agosto 2017

PUBBLICHIAMO IL CORDOGLIO DELL’ANPI NAZIONALE, CUI -COME ANPI PROVINCIALE- CI ASSOCIAMO
Con intensa commozione e dolore abbiamo appreso della scomparsa del nostro amato Vice presidente nazionale vicario Luciano Guerzoni. Una perdita gravissima per tutta l’Associazione che in queste ore sta vivendo momenti di profondo turbamento. Guerzoni è stato un amico, un grande dirigente nazionale, un autentico democratico, un appassionato e prezioso organizzatore: grazie al suo infaticabile impegno, per il quale nel 2009 si è potuto dare vita alla nuova stagione dell’ANPI con la Conferenza di organizzazione di Chianciano, la nostra Associazione è oggi presente e operativa in tutte le province d’Italia. L’attività politica ha caratterizzato per intero la sua esistenza portandolo a ricoprire cariche di alto livello istituzionale. Presidente della Regione Emilia-Romagna dal 1987 al 1990, è stato poi Senatore della Repubblica ininterrottamente dal 1992 al 2006, Presidente e Vice Presidente di Commissione (ricordiamo in particolare quella d’inchiesta sulle cause dell’occultamento di fascicoli relativi a crimini nazifascisti). Ma possiamo affermare con convinzione che la sua “Casa” politica, la sua ragion d’essere di attivista della democrazia e dei principi e valori della Costituzione, è stata decisamente l’ANPI.
Salutiamo Luciano Guerzoni con affetto infinito, ci stringiamo al dolore dei familiari e amici e annunciamo che in settembre organizzeremo una iniziativa nazionale tutta dedicata al suo ricordo.
LA PRESIDENZA E LA SEGRETERIA NAZIONALE ANPI
Roma, 11 agosto 2017